Avete presente quando incontrate un vostro coetaneo?
Vi salutate, vi dite come state, ecc. e poi arriva al momento "clou", quello del "Ti ricordi...?".
Un continuo di "Ti ricordi quando siamo cresciuti con i film dei Ghostbusters? Quant'era bella Sigourney Weaver? Quant'era spassoso il quartetto? Il suono della Ecto-1? La colonna sonora? E quanto ci manca Harold Ramis?".
Aggiungendo poi un filo di rassegnazione odierna del tipo "Eh, i giovani d'oggi, guarda come prendono gli zaini protonici come se nulla fosse, mica come quei tempi là...".
Ecco, la percezione che ho avuto in "Ghostbusters Legacy/Afterlife" è stata proprio questa.
Se l'obbiettivo di Jason Raitman (figlio di Ivan Reitman, regista dei primi due film storici) era un invito a riguardare i vecchi film (grazie, avrei risparmiato il biglietto) allora ci è riuscito.
Ma se l'obbiettivo era quello di far vedere un nuovo capitolo di "Ghostbusters", mi dispiace ma ecco un'altra occasione sprecata dopo quello del 2016 (che ad onor del vero, in quel film c'è stato un tentativo di raccontare un qualcosa di "nuovo").
Peccato.
Harold Ramis, sempre nel cuore di tutti.
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